45 anni

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45 anni
Impeccabilmente messo in scena, scritto e interpretato, 45 Years trova la sua verticalità in un passato fuori campo
45 anni
(45 years)
Regia: Andrew Haigh
Cast: Charlotte Rampling, Tom Courtenay, Geraldine James, Dolly Wells, David Sibley
Genere: drammatico
Durata: 95 min. - colore
Produzione: Gran Bretagna (2015)
Distribuzione: Teodora
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Kate e Geoff Mercer sono sposati da quarantacinque anni e sabato festeggeranno il loro anniversario. I preparativi fervono e Kate è occupata in città con l’organizzazione del rinfresco. A casa intanto Geoff riceve una lettera destinata a cambiare la loro routine e la loro relazione, fino a quel momento dolce e imperturbabile. La lettera comunica a Mr. Mercer il ritrovamento del corpo della ex compagna, conservato per cinquant’anni dai ghiacciai delle Alpi svizzere. Era il 1962, l’anno in cui Geoff si era promesso a un’altra, un’altra donna poi inghiottita dalla montagna durante un’escursione. Comprensibilmente scioccato, Geoff rassicura Kate sul suo stato d’animo e prova a voltare pagina. Ma qualcosa nel profondo si agita e dal passato riemerge, compromettendo una serenità a lungo coltivata. Stretta in un abbraccio e in un lento nel giorno del loro anniversario, Kate prova a capire se il loro è (stato) vero amore o fumo negli occhi.
Lo diceva François Truffaut per la (bella) bocca di Fanny Ardant, “le canzoni d’amore sono stupide, più sono stupide e più sono vere”. E “cosa dicono?”, chiedeva Gérard Depardieu alla signora accanto, già cosa dicono, ecco una domanda che la protagonista di 45 Years non si è mai posta, limitandosi ad accennare “Smoke Gets in Your Eyes” dietro al suo cane e dentro l’incostante clima inglese. Il brano musicale scritto da Otto Harbach, è l’idea melodica del dramma senile di Andrew Haigh. È l’aria che apre e chiude 45 Years, svolgendo probabilmente l’atto finale di una coppia che nel modo della canzone mette in dubbio il proprio amore, il proprio amore cieco. Meglio, accecato è quello di Kate per Geoff, il pianeta intorno al quale si compie la sua rotazione, quegli incessanti spostamenti in macchina che accompagnano il marito, lo recuperano e lo riconducono a casa, accecante come fumo negli occhi, quello di Geoff che ha dissimulato per quarantacinque anni un sentimento mai estinto per una donna perduta tragicamente tanto tempo prima. Quel sentimento travolgente e inalterato, per opera del cuore e del ghiaccio, Geoff lo ha sostituito e poi dosato dentro una vita ordinaria, una prospettiva orizzontale che non prevede (più) i crepacci ma non può scongiurare (nemmeno) le crepe. Impeccabilmente messo in scena, scritto e interpretato, 45 Years trova la sua verticalità in un passato fuori campo e lungo la scala che conduce alla soffitta e alle emozioni raggelate di Geoff. Per saperne di più, per sapere di più di quei silenzi e della donna che li ispira, Kate dovrà scalare quella stessa montagna e arrivare in fondo alla sua relazione e alla settimana, che cadenza coi suoi giorni il film. Sotto l’apparenza del reale, Andrew Haigh impegna una drammaturgia precisa che accumula e analizza tutti gli agenti che pregiudicheranno l’organismo solido che la coppia fino a quel momento è stata. 45 Years incrina una solidità durata e raccontata per tutti gli anni del titolo, una stabilità che ha bandito l’effimero e si rifugia in un libro di Kierkegaard o in una fuga di Bach. Il regista britannico si spinge dentro l’autunno di una coppia il cui legame si rivela un’impostura e ci rivela l’anima oscura di un uomo e di una donna. Di Kate e di Geoff che di loro non hanno conservato nemmeno una fotografia. A rimandargli l’immagine sono gli amici, che (ri)ordinano pazienti la loro ‘recita’ su un cartellone. Charlotte Rampling e Tom Courtenay, la cui impareggiabile tecnica drammatica ‘suona’ tutta la scala delle emozioni, sono gli interpreti disorientati e smarriti di un legame che sfuma il buon umore nell’ossessione, in un lento e in ‘quella’ loro canzone, che Kate ascolta adesso per la prima volta. Prima di tirare indietro mano e cuore, perché la fiamma d’amore si è spenta lasciando solo fumo negli occhi.