Come diventare grandi nonostante i genitori

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Come diventare grandi nonostante i genitori
Sam, Emma, Alex e Christian stanno per fare una scelta importante: inseguire i propri sogni o lasciar perdere?
Come diventare grandi nonostante i genitori
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Regia: Luca Lucini
Cast: Margherita Buy, Giovanna Mezzogiorno, Matthew Modine, Leonardo Cecchi, Beatrice Vendramin
Genere: commedia
Durata: 90 min. - colore
Produzione: Italia (2016)
Distribuzione: Walt Disney
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Il liceale Alex ha formato una band, Alex & Co, con gli amici Christian, Emma e Sam. Anche la sua ex fidanzata, Nicole, faceva parte del gruppo, ma da quando si sono lasciati la ragazza ha abbandonato il suo ruolo di corista. Quando la radio annuncia un concerto per gruppi musicali dei licei di zona gli Alex & Co. si preparano con entusiasmo a partecipare. Ma la nuova, severissima preside del loro liceo è fermamente contraria. Riusciranno i nostri eroi a superare gli ostacoli creati non solo dalla preside, ma anche dai genitori che non sembrano voler appoggiare i loro sogni?
Come diventare grandi nonostante i genitori è un progetto anomalo nel panorama dell’audiovisivo italiano: un film su commissione che prende spunto da una serie televisiva, Alex & Co. appunto, molto seguita dai giovanissimi, e ne ripropone l’intero cast (con un paio di aggiunte) affidando la sceneggiatura del lungometraggio a Gennaro Nunziante, braccio destro di Checco Zalone ma anche autore di La febbre e Commediasexy.
La prima perplessità nasce proprio dall’esperimento in sé: quale valore cinematografico ha trasformare una sitcom in quello che lo stesso regista, Luca Lucini, definisce “un prodotto” (invece di un film)? Ci sono precedenti di sitcom televisive diventate lungometraggi, vedi Sex and the City o Il Natale della mamma imperfetta, ma l’ambizione di trasformare in cinema i codici narrativi di una fiction per ragazzi, molto specifici in termini di linguaggio, non era finora stata realizzata in Italia. Oggi il “prodotto” esiste e va valutato per come “tenga” il grande schermo. Innanzitutto non è chiaro a chi sia indirizzato: da un lato si rivolge ai fan della sitcom televisiva e li invita ad assistere alle avventure dei loro eroi in sala, dall’altro, tramite un ribaltone finale davvero inaspettato, cerca di coinvolgere anche i loro genitori. Ma è ipotizzabile che i ragazzini che guardano Alex & Co. si portino al cinema mamma e papà? O che mamma e papà abbiano voglia di seg uire per due ore personaggi dai quali si tengono a debita distanza nel salotto di casa?
Anche a livello di contenuti Come diventare grandi nonostante i genitori è un ircocervo: cerca di inserire sensibilità italiane nelle relazioni fra i ragazzi e con le rispettive famiglie, ma cala i personaggi in un’improbabile high school di stampo americano, li veste da sitcom yankee e regala loro dialoghi che non hanno nulla a che vedere con il modo in cui i ragazzi si esprimono realmente (per non parlare del contesto urbano in cui si muovono). Si parla di sogni, ma sono sogni di importazione, tant’è vero i ragazzi cantano solo in inglese e si atteggiano come rocker d’oltreoceano. Un solo personaggio fa eccezione, guarda caso l’unico chiaramente identificato come meridionale (vedi Nunziante): è la new entry Davide, cui Emanuele Misurarca presta l’ironia, la capacità di pronunciare le battute fuori dai canoni espressivi del piccolo schermo, e un comprovato talento di pianista. La sua linea narrativa, che comprende anche un padre “immigrato”, è l’unica a creare un’emozione ( quasi) autentica.
È proprio questo il problema. Se Lucini e Nunziante avessero costruito una favola tout court forse lo scollamento dalla realtà, e ancor più dall’italianità, sarebbe apparso giustificato. Ma gli autori continuamente ibridano finzione televisiva e “pathos” cinematografico, aggiungendo un finale “pedagogico” interessante dal punto di vista della costruzione narrativa, ma del tutto improbabile nella realtà italiana, perché si regge su una figura istituzionale impensabile persino negli istituti privati più esterofili. Il cast esegue con professionalità le indicazioni di sceneggiatura e regia ma è costretto a muoversi all’interno di una bolla di finzione che non trova mai né la via iperrealista del musical né quella satirica della commedia, per fermarsi a metà strada e rimanere in quella comfort zone televisiva dalla quale è partita.
Forse i fan di Alex & Co. affolleranno comunque le sale (nel migliore dei casi, giacché per quella generazione la sala è un luogo semisconosciuto), e forse i più giovani si faranno persino scortare dai genitori, ma cinematograficamente parlando questo esperimento audiovisivo è decisamente più un “boh” che un “sì”.