IL GUSTO DELLE COSE

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IL GUSTO DELLE COSE
UN FILM CHE SEGNA UNA SVOLTA NEL SOTTOGENERE CIBO-CINEMA: NON PIÙ COMPETIZIONE MA CONDIVISIONE DI SAPERE
IL GUSTO DELLE COSE
( La Passion de Dodin Bouffant. )
Regia: Tran Anh Hung
Cast: Juliette Binoche, Benoît Magimel, Emmanuel Salinger, Patrick d'Assumçao, Galatéa Bellugi.
Genere: Drammatico
Durata: 145 min. - colore
Produzione: Francia (2023)
Distribuzione: Lucky Red
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Sul finire del XIX secolo in Francia Eugenie, cuoca sopraffina, e Dodin-Bouffant, famoso gastronomo, lavorano fianco a fianco da vent’anni. Il loro è un rapporto di reciproca fiducia che progressivamente si è trasformato in una relazione sentimentale. Eugenie però si ritrae dinanzi all’idea che si consolidi in un matrimonio. Lui però non ha intenzione di arrendersi e si muove, per ottenere il risultato desiderato, sul terreno che li accomuna: la cucina.

 

 

 

Il rapporto tra cinema e cibo è ormai di lunga data ma un film come quello diretto da Tran Anh Hung segna decisamente una svolta in quello che è diventato quasi un sottogenere.

 

 

 

Il modello storico di riferimento è, oltre al romanzo di Marcel Rouff “The Life and the Passion of Dodin-Bouffant, Gourmet”, Jean Anthelme Brillat-Savarin che nel 1825 pubblicò “La fisiologia del gusto” mettendo un punto fermo su quanto si dovesse fare o non fare nell’ambito della gastronomia e della presentazione del cibo a tavola. Dai giusti piatti e bicchieri fino agli accostamenti di certi sapori con certi altri, ogni elemento viene codificato e motivato.

Tran Ann Hung ha avuto poi, in fase di preproduzione, la collaborazione dello chef tristellato Pierre Gagnaire. Ne è nato un film che è distante anni luce da tutti i cooking game che la televisione ci propone perché il suo senso profondo non è la competizione ma la condivisione del sapere.

Fin dalle prime inquadrature, e per l’intera durata del film, vegetali, carni e tutto ciò che contribuisce alla riuscita di un piatto (ivi compreso un profluvio di pentole in rame) sono al centro dell’inquadratura e vengono portati sullo schermo grazie ad uno sguardo che è al contempo tecnicamente attento e sensorialmente partecipe.

Non stupisce venire a sapere che sul set, dopo lo stop di una ripresa, gli attori continuassero a mangiare perché anche le papille gustative dello spettatore, oltre che i succhi gastrici, entrano in attività. Si assiste davvero a una sorta di partitura in cui l’armonia degli elementi, dei colori degli stessi (immaginati) sapori si manifesta in tutta la sua delicata ma al contempo potente presenza.