Il sogno di Francesco
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Assisi 1209. Francesco ha appena subito il rifiuto da parte di Innocenzo III di approvare la prima versione della Regola, che metterebbe i fratelli al riparo dalle minacce che gravano su di essi. Intorno a lui, tra i compagni della prima ora, l’amico fraterno Elia da Cortona guida il difficile dialogo tra la confraternita e il Papato: per ottenere il riconoscimento dell’Ordine, Elia cerca di convincere Francesco della necessità di abbandonare l’intransigenza dimostrata finora, accettando di redigere una nuova Regola. Ma che cosa resterebbe del sogno di Francesco?
Nel libro “I Papi. Storia e segreti” di Claudio Rendina a proposito di Innocenzo III si legge: “Poco poteva essere lo spazio lasciato a certi movimenti pauperistici; si salvarono soltanto quelli che seppero mantenersi nei limiti dell’idealizzazione di una virtuosa vita cristiana, senza atteggiarsi troppo a condannare chi stava in alto, finendo per concordare una Regola e il riconoscimento del loro movimento come vero e proprio ordine religioso in seno alla Chiesa”. La sequenza di apertura, con il pontefice che ritiene utile per i porci la prima stesura della Regola francescana, chiarisce in modo efficace quanto sopra descritto.
Fely e Louvet sono assolutamente consapevoli di essere stati preceduti nel raccontare la figura del poverello di Assisi da nomi come Rossellini, Cavani, Zeffirelli e forse proprio per questo focalizzano la loro attenzione sul rapporto con frate Elia in cui si sviluppa il processo di trasformazione dello spirito originario del francescanesimo. Con uno stile che si potrebbe definire quasi bressoniano (se non fosse presente un eccesso di colonna sonora) ci viene proposta la vicenda dal punto di vista dello stesso Elia del quale si mostra l’adesione allo spirito del fondatore nonché un’amicizia sincera che entrano in conflitto con l’esigenza ‘politica’ di ottenere un riconoscimento ufficiale. Il quale può essere ottenuto solo attenuando la radicalità evangelica ed accettando compromessi che Francesco non può fare propri.
La sceneggiatura, suddividendo la narrazione in capitoli dedicati a personaggi diversi della prima comunità francescana e grazie a una sentita adesione di Elio Germano e di Jeremie Renier ai reciproci personaggi, ci pone di fronte ad un dilemma che attraversa i secoli e si ripropone costantemente sia in movimenti religiosi che laici. Quanto la spinta iniziale può stemperarsi nel corso del tempo con la convinzione che il fine resti immutato ma che i mezzi per raggiungerlo debbano adattarsi alle contingenze?
Non è poi affatto casuale che un film come questo, che riflette sullo spirito evangelico, veda la luce degli schermi nel momento in cui a Roma siede il primo pontefice che abbia assunto il nome del santo di Assisi mandando un segnale preciso alla Chiesa universale.