Il senso della bellezza

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Il senso della bellezza
Dentro il CERN-Ginevra-alla vigilia di un nuovo esperimento e alla radice delle grandi domande filosofiche dell'umanità
Il senso della bellezza
(id)
Regia: Valerio Jalongo
Cast:
Genere: Documentario
Durata: 75 min. - colore
Produzione: Italia (2017)
Distribuzione: Officine UBU
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Da dove veniamo? Che siamo? Dove stiamo andando? è il titolo di un dipinto del 1897 di Paul Gauguin. Spiazzante, perché al soggetto, un insieme di figure tahitiane di età diverse, associa le domande fondative della filosofia. Una riproduzione di quell’opera campeggia nello studio di John Ellis, scienziato dall’aspetto hippy, che l’ha voluto come memento quotidiano della sua missione al CERN. Arte e ricerca scientifica infatti si rincorrono e dialogano nel documentario di Jalongo, che parte dagli ambienti e dagli studiosi del Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare di Ginevra per aprire ai linguaggi che artisti di tutto il mondo esplorano per dare una forma al metafisico.

Oggi la sfida affascinante di artisti e scienziati è stimolare il pensiero a immaginare o meglio ipotizzare non solo l’ignoto e l’invisibile, ma quello che non è percepibile dai cinque sensi e neanche più riconducibile a rappresentazione.

La steadycam si addentra nel misterioso, quasi sacrale laboratorio internazionale di ricerca fisica che ha scritti nel proprio statuto la pubblicità dei risultati e la cooperazione internazionale. E ovviamente si avvicina all’LHC (Large Hadron Collider), la “macchina poetica”, l’acceleratore di particelle che permette di avvicinarci il più possibile al Big Bang, per capirne l’evoluzione. Da un prima parte che indaga i luoghi, le persone, la convivenza pacifica all’interno di questa comunità che come un alveare lavora alla conoscenza, la costante della voce fuori campo di Jalongo passa poi a concentrarsi sull’indagine sul senso – le leggi della Natura, ma anche il senso dell’uomo nello stare al mondo dentro quelle leggi.

In nove capitoli densi di domande e risposte anche di segno opposto, il film svela il significato del proprio titolo nella pratica della curiosità, della conoscenza, alternando a immagini della natura come la conosciamo e la percepiamo, ad altre, artistiche, in altissima definizione provenienti dalle opere di artisti internazionali, che la ricreano ispirandosi alle scoperte della fisica: oltre a The Weather Project della star Olafur Eliasson, la danza delle particelle dello scienziato artista David Glowacki, l’interazione tra onde sonore e acqua di Alexander Lauterwasser, le esperienze cinetiche di Paul Prudence, la prefigurazione del mondo quantico nelle fluttuazioni create da Markos Kay, le installazioni umane di Antony Gormley, gli ambienti immersivi di Evelina Domnitch e Dmitry Gelfand, le esplosioni elaborate da Fabian Oefner, le sequenze di design 3D di Robert Hodgin, a cui si devono le immagini finali, la ricerca sul suono di Carla Scaletti, le ambientazioni spaziali di Charles Lindsay e le fotografie di Michael Hoch.