Viaggio da paura

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Viaggio da paura
Omar, Ramy e Jay decidono di intraprendere il viaggio da Abu Dhabi a Beirut, dove ha luogo la tomba del loro amico.
Viaggio da paura
(From A to B)
Regia: Ali F. Mostafa
Cast: Fahad Albutairi, Shadi Alfons, Fadi Rifaai, Madeline Zima, Wonho Chung
Genere: avventura
Durata: 108 min. - colore
Produzione: Emirati Arabi Uniti, Giordania, Libano (2015)
Distribuzione: Cineama
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Omar, Ramy e Jay, dopo anni di allontanamento a seguito della morte dell’amico comune Hadi, decidono di finalmente intraprendere il viaggio che avrebbero dovuto fare a suo tempo, da Abu Dhabi a Beirut, per visitare la tomba di Hadi ucciso nel corso di un bombardamento. Omar è un personal trainer quasi neo-papà, Jay è un playboy aspirante DJ, e Ramy un blogger attivista politico con 737 followers su Twitter. Anche se la vecchia amicizia torna ad unirli le loro origini culturali e di nascita sono diverse. I tre guideranno da Abu Dhabi a Beirut attraversando l’Arabia Saudita, la Giordania e la Siria. Sarà un viaggio ricco di sorprese.
Ci sono film che acquisiscono un particolare valore anche se non brillano per l’originalità del plot di base. È quanto accade con questa opera di Alì F. Mostafa che, come alcuni suoi protagonisti, si avvale di una molteplicità di influssi culturali (madre londinese, padre di Dubai). Perché lo spunto di partenza riporta alla memoria di uno spettatore italiano Marrakech Express di Gabriele Salvatores con i coetanei che non si vedono da tempo (anche se qui sono più giovani) e l’amico da raggiungere (là da liberare e qui da omaggiare da morto in occasione della ricorrenza della sua nascita).
Superato però l’effetto deja vu ci si accorge che l’originalità sta altrove. Si colloca cioè nel mostrare, con i toni della commedia ma non solo, quanto sia diversificato quel mondo che ad alcuni piace rinchiudere sotto etichette di comodo che quasi sempre sono funzionali al rifiuto di andare oltre nella comprensione. Omar, Ramy e Jay sono musulmani (anche se uno di loro con alcol al seguito) hanno madri, padri e mogli con cui fare i conti ma soprattutto sono dei giovani che provano gli stessi sentimenti dei loro coetanei ovunque essi vivano. In più debbono confrontarsi con problematiche più grandi di loro che all’amico comune hanno portato la morte.
Nelle loro tragicomiche avventure (una su tutte: il morso dello scorpione con le sue conseguenze) si mostrano con le loro debolezze ma anche con la determinazione di chi vuole raggiungere una meta precisa anche se, per farlo, dovrà superare non solo problemi privati ma trovarsi faccia a faccia con chi pretende, con addosso una divisa o con un’arma in mano, che ci si schieri comunque (non importa se per una squadra di calcio o per una fazione politica) senza possibilità di interlocuzioni che consentano di confrontarsi razionalmente.
Viaggio da paura è un film che andrebbe visto soprattutto da chi ritiene che ‘loro’ siano tutti potenziali terroristi, nessuno escluso. Questo tipo di spettatore potrebbe accorgersi, con il divertimento come bonus, che non è così, che i DJ, i blogger e i personal trainer possono anche chiamarsi, Jay, Ramy e Omar perché non di solo Occidente è fatto questo mondo e non necessariamente dall’aspirazione al martirio è animato chi è nato e cresciuto nel mondo islamico.