28 anni dopo

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TERMINATA
28 anni dopo
Un film calato nella contemporaneità, dall'estetica immersiva molto coinvolgente. E per questo sconvolgente.
28 anni dopo
(28 Years Later)
Regia: Danny Boyle
Cast: Jodie Comer, Aaron Taylor-Johnson, Ralph Fiennes, Cillian Murphy, Jack O'Connell (II)
Genere: Horror, Thriller
Durata: 115 min. - colore
Produzione: Gran Bretagna, USA (2025)
Distribuzione: Eagle Pictures
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Sono passati quasi tre decenni da quando il virus della rabbia è fuoriuscito da un laboratorio di armi biologiche e ora, ancora in una quarantena forzata e brutale, alcuni sono riusciti a sopravvivere in mezzo agli infetti. Un gruppo di sopravvissuti vive su una piccola isola collegata alla terraferma da un’unica strada protetta anche dall’alta marea che la ricopre. Quando uno di questi lascia l’isola per una missione diretta nel profondo della terraferma, scoprirà segreti, meraviglie e orrori che hanno mutato non solo gli infetti ma anche gli altri sopravvissuti.

Siamo nel mondo creato nel 2002 da 28 giorni dopo in cui si riunisce l’affiatata coppia formata da Danny Boyle e Alex Garland, regista e sceneggiatore. 28 anni dopo è un film calato nella contemporaneità che utilizza un’estetica immersiva e molto coinvolgente.

28 anni dopo sorprende fin dalla sua prima inquadratura che, appunto, inquadra una puntata dei Teletubbies alla tv in cui gli strambi personaggi, che hanno fatto la storia della tv per i più piccoli e il cui grado di horror paradossale è stato sottolineato anche da Bret Easton Ellis, intrattengono un gruppo di ragazzini in una stanza. Ma, subito dopo, nella stanza accanto, i genitori vengono colpiti dagli infetti. Siamo nel mondo creato da 28 giorni dopo con il virus della rabbia fuggito da un laboratorio di armi biologiche che ha costretto la comunità internazionale a mettere la Gran Bretagna in quarantena. Tre decenni dopo una comunità di sopravvissuti si è asserragliata in un’isola, della grande isola, e vive come in un distopico passato ripiombato in uno stadio preindustriale.

Danny Boyle e Alex Garland tornano a dirigere e a scrivere una storia, la prima di una nuova trilogia, che ovviamente utilizza il genere horror come punto di vista politico sul mondo ormai pervaso da un’idea di nazionalismo che non ha risparmiato il Regno Unito. Ovviamente qui il riferimento è alla Brexit, con un ritorno al passato quasi ottocentesco anche nei ruoli di genere, che è chiaramente metaforizzata nella scelta dell’autoesilio nell’isola autonoma e staccata dal mondo grazie a un solo corridoio che, per una buona parte della giornata, è nascosto dall’alta marea. Una scelta che dà ancora più forza alla classica narrazione dei più tradizionali survival che hanno molto a che fare con la bizze della natura a partire da quella umana o sua derivata.

In questo contesto i realizzatori inseriscono il fondamentale personaggio del dodicenne Spike, interpretato da uno straordinario e sorprendente Alfie Williams, che, con il padre, è chiamato a superare la sua linea d’ombra (lui che è già più grande della sua età per via del rapporto con la mamma segnata da una malattia) con il suo primo viaggio iniziatico sulla terraferma per cercare ‘cose’ utili alla loro vita quotidiana sull’isola. Questo aspetto pratico non è ben approfondito nella sceneggiatura che manca dunque di una motivazione convincente sul perché i sopravvissuti rischino ciclicamente di rimanere infettati dagli zombie di vario grado – si va dai “lenti-bassi” ai velocissimi e potenti “alpha” – presenti sulla terraferma.